IL
FUTURO DELLE PICCOLE DOC
CHE
GUARDANO AI MERCATI CON LE RADICI NELLA STORIA
Al Castello di Gabiano affollato confronto per i 30 anni
della doc
e i 50 della legge istitutiva delle denominazioni
Parafrasando John
Donne si potrebbe dire “No wine is an island, entire of itself”. Il
Gabiano è sì una delle doc più piccole d’Italia (la produzione è inferiore alle
10.000 bottiglie, quasi tutte della sola azienda Castello di Gabiano), ma è un
pezzo di mondo e, come tale, lo identifica. La forza delle piccole doc sta
nelle loro peculiarità e il loro stretto legame con il territorio. La
difficoltà è comunicare al mondo questo concetto e il valore che ha.
Alla tavola rotonda
“Piccole doc, grande futuro”, che ha aperto l’edizione 2013 di Vino a corte, al
Castello di Gabiano, sono state messe a confronto esperienze virtuose di
piccolissime produzioni che lottano con la concorrenza internazionale per
conquistare uno spazio sui mercati, sebbene di nicchia. Lo possono fare
comunicando il territorio e la sua storia, l’impegno dell’uomo per quella
determinata produzione.
I primi 30 anni
della doc Gabiano acquistano pertanto valore perché inseriti in quest’ottica,
che vuol dire grande lavoro in vigna, massimo rispetto delle condizioni
pedoclimatiche ed esaltazione delle caratteristiche del terroir. Concordi con
il marchese Giacomo Cattaneo Adorno, padrone di casa, il vitivinicoltore
valdostano Costantino Charrere (azienda Les Cretes) e l’enologo Giancarlo
Scaglione (azienda Forteto della Luja, nell’Astigiano, oasi WWF).
La sfida però è
trovare l’equilibrio tra preziose, anche se limitate, presenze all’estero di
questi vini con più costanti, e importanti, presenze nei ristoranti locali. Con
questo obiettivo anche le istituzioni possono contribuire a creare nei
consumatori l’orgoglio di bere i vini del proprio territorio, insieme ai
produttori stessi e a chi opera, a vario titolo, nell’universo vino. Il
messaggio è stato lanciato a Piero Martinotti, presidente della Camera di
commercio di Alessandria, che ha partecipato alla tavola rotonda moderata dal
giornalista Sergio Miravalle e alla quale hanno partecipato anche il professor
Vincenzo Gerbi, il coordinatore del Comitato per le celebrazioni dei 50 anni
della legge istitutiva delle doc Andrea Desana, il chairman di Marco Polo
Experience, l’ex componente del Comitato Nazionale Vini Angelo Arlandini. Ha
concluso Mario Ronco, enologo del Castello di Gabiano, sintetizzando così: “Una
piccola doc di qualità deve avere la pianta di vite con la testa nel mercato e le radici nella storia”.
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